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LE CASCATE DI SAN FELE e i RUDERI DEGLI ANTICHI MULINI
Piacevole escursione tra luoghi selvaggi ed incontaminati ?
Recupero della storia e della civiltà di una piccola comunità ?
Promozione turistica, sempre programmata e mai prima concretamente messa in atto ?
Tutte e tre le cose insieme !
Il Bradanello, che suggestiona con il ciarlare rumoroso e mai monotono delle sue acque non inquinate, limpide e gelide, coi salti da fanciullo delle sue cascate, con gli “slarghi” delle sue acque a volte raccolte in minuscoli laghi mai stagnanti (il mare dell'estate per i Sanfelesi d'ogni tempo ai quali erano precluse le vacanze in normali località balneari), racconta di miseria che ha voglia di riscatto.
Il Marchese Ardoino, relazionando, nel 1674, al Principe D'Oria, padrone di San Fele, riferisce di 3000 anime e di 6 mulini, ai quali stanno facendo concorrenza, esiziale per le rendite del Principe, 2 nuovi mulini e la vicina Valchera abusi in quel di Ruvo, che, per giunta, non pagano i 5 carlini dovuti per l'acqua e disboscano abusivamente per tenere efficienti le condutture che convogliano le acque !
Preoccupazione davvero grande per il Signor Principe D'Oria, proprio mentre la popolazione del suo Feudo, vessa dal balzello sul macinato, la Gabella della Farina, è allo stremo. Nei Capitoli di San Felice, infatti, si legge: “..si è veduto che non pochi dè più ricchi e ragguardevoli cittadini sono caduti in una estrema povertà e che altri, dà Massari di Campo, per non poter corrispondere ad un tanto peso, costretti a vendersi i buoi, si riducono al mestiere di zappatore; ed i poveri zappatori, essendo da per loro insufficienti colle proprie fatiche al sostentamento della propria famiglia, e costretti a sopportare un sì grave peso di una tanto esorbitante imposizione, e non potendo sostenerla, si danno all'ultimo dei rimedi, che si è il peggiore d'ogni male, di abbandonare la propria Patria, ed abbandonare con essa le proprie case, i poderi, gli amici e parenti tutti, e, prendendosi con ciò uno esilio volontariamente forzoso, patire, quelli la pena della privazione della Patria, e la Patria quella del vedersi spogliata dè propri figli e degli aiuti che questi devono alla medesima recare..; s'è visto sloggiarne d'essi un numero innumerevoli con andare ad abitare nelle Terre circonvicine dove si vive a ragione di tassa focatica;.. e i poveri cittadini rimasti, dopo aver abuscato un poco di grano, non possono andare a macinarlo per non aver denari con che pagare la Gabella, o sino a che si vanno questo procurando loro conviene digiunare contro voglia e smagrirsi tanto per la fame che si vedono cadavere anomali”.
Popolo-Pane-Mulini-Emigrazione e Miseria in stretta colleganza.
Ed è così che, nel 1718, i Mulini baronali si sono ridotti a 2 soltanto, quelli di Paracambo e di Muccio, mulini che, con ordine del Governatore Generale Don Ferdinando Spinola, vengono concessi in enfiteusi a Sebastiano e Stefano Gaudiosi ed a Nicolantinio Faggella, coll'annua prestazione di Ducati 19 pagabili in ogni fine d'Agosto.
I Mulini, dunque, non solo vestigia che affascinano, ma storia che vive e parla di lotta per la sopravvivenza e per l'affrancamento civile di un popolo!
Ma proprio agli inizi del 700, sarà la crescita demografica, quasi impetuosa quante le acque del Bradanello, a moltiplicare, contro soprusi e divieti baronali, i Mulini e....
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