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Il Maestro Franco Zaccagnino
e la sua “ Arte Arundiana “ La mia arte, ritenuta unica e nuova da molti galleristi e critici d'arte, necessitava a loro giudizio, per questa sua originalità, di una denominazione propria. Quale parola poteva al meglio classificarla, se non proprio il termine scientifico dello stesso materiale che uso?
Nasce così “Arund-iana”, derivante da “Harundo-inis”, che significa appunto “della canna mediterranea”.
La denominazione “Arte Arundiana”, oltre a classificare il genere della mia espressione artistica, consente anche di distinguere, senza più equivoci, la canna mediterranea da tutte le altre, apparentemente uguali, ma in realtà abbastanza diverse.
Ed è proprio del mio incontro con questa magnifica Arundo che vorrei parlare, di questa avventura, iniziata da un rapporto puramente ludico, che si è trasformata, poi, in un rapporto idilliaco vero e proprio, con un eros sempre crescente che ha modellato la mia sensibilità fino al punto di cambiarmi la vita. Da piccolo, infatti, ho sempre avuto un'attrazione particolare per la canna, con essa trascorrevo intere giornate a costruire giocattoli per me e per i miei amici: lo zufolo, la cerbottana, lo spara ceci, ecc. Crescendo, poi, mi resi conto che la canna non serviva solo per giocare, ma aveva altri ruoli; il mondo dei grandi, infatti, l'aveva assoggettata al proprio servizio per risolvere le umili ma importanti esigenze di uso domestico, agricolo e pastorale. Scoprii che la canna era in un certo senso il simbolo della nostra cultura. Infatti, serviva a tantissime altre cose: a stendere il bucato, a costruire le tende contro gli insetti, a fare divisori e soffittature per la casa, a realizzare posate di emergenza come forchetta di canna, prima della serie “usa e getta”; serviva come sostegno per le viti; come manico per alcuni attrezzi da cortile; intrecciata, poi, serviva a realizzare contenitori come cesti e panieri per le esigenze domestiche e la “canna camera” per la conservazione del grano; si inanellavano le dita della mani per proteggerle dalla insidiosa falce durante la mietitura; si costruiva il cannitto da applicare all'estremità della bottiglia, perchè consentiva di bere direttamente dalla bottiglia in una sorta di posa osannatrice.
Mi resi conto, così, che la canna aveva acquisito una popolarità enorme, nella nostra cultura contadina, tanto da essere anche citata in frasi proverbiali, in indovinelli e in simpatiche leggende. Ne cito una: “E' alta quanto un castello e lascia la pista dell'anello?”
Quale sarà stato il segreto di tanta popolarità? Perché la canna, più di ogni altro materiale naturale è conosciuta e ricordata da tutti? Sicuramente, hanno influito la facile reperibilità ed il costo zero, ma il segreto del suo vero successo, secondo me, è da ricercare proprio nella sua conformazione strutturale. La canna, infatti, è essenzialmente un cilindro cavo, tendente a restringersi verso l'alto, per cui, può essere considerata anche un cono o un tronco di cono allungato, la sua sezione è un cerchio abbastanza regolare.
Diceva il grande Cézanne che, in natura, tutto è riconducibile alla sfera, al cilindro e al cono perché sono le forme pure per eccellenza, Nello stesso tempo, da esse è anche tutto deducibile, dalla loro sezione e scomposizione, infatti, si ricavano tulle le altre forme. Questo, per me, è stato il vero grande successo della Canna.
Questi sono i principi che hanno consentito anche a me di poter realizzare tutto ciò che mi sono proposto, senza alcun limite.
Infatti, come in un sogno, la canna nelle mie mani, un giorno, cominciò a trasformarsi per diventare il muro di una casa, il lastricato di una strada, uno scorcio di paese; una figura umana con il vestito e le scarpe; una cattedrale con le campane che suonano a distesa, un guerriero. Divenne, insomma, una creatura pensante che si muove, che gira la testa ed il corpo, ti guarda, non ti parla, ma sicuramente ti ascolta. Era successo qualcosa di magico, che lasciava stupito anche me, nonostante fossi stato l'artefice di questa impensabile metamorfosi.
Avevo innalzato la canna ad un livello superiore affidandole un ruolo più nobile, quello, cioè di mettersi questa volta al servizio dell'arte, per raccontare, da vera protagonista, la storia dell'uomo.
Chi considera la canna “povera” ed “umile” dovrebbe, forse, riflettere un po' di più, infatti, poveri ed umili erano i compiti che svolgeva, perché povere ed umili erano le esigenze di chi, questi compiti, glieli affidava. Nel corso della storia, infatti, non risulta esserle stato dato mai un ruolo nuovo e diverso com'è capitato a me. Scoprendo, così, le sue valenze cromatiche, materiche e di tessuto, ho compreso che nelle mie mani avevo un elemento della natura veramente eccezionale, che onorava in maniera veramente egregia il mondo a cui apparteneva.
Il miglior modo di imitare la natura è quello di farla esprimere con se stessa.
Ho definito la canna la mia compagna di vita. Mi ha regalato sempre spunti nuovi ed interessanti che non si sono mai esauriti. Non riesco a concepire e a realizzare nessuna cosa che non sia da essa interpretata. Mi ha sempre permesso di esprimere tutto quello che ho voluto senza limiti, le emozioni e le passioni che avevo dentro. Mi ha permesso di tenere saldo il rapporto con la natura, che amo profondamente. La canna ha violato dolcemente le barriere del mio inconscio, risvegliando quello spirito selvaggio che è dentro di me, che mi ha consentito di ascoltare la natura, di parlarle e di porgerla agli altri. Franco Zaccagnino LA CASA-MUSEO DELL' ARTE “ARUNDIANA “ L'idea di realizzare una casa-museo dell' Arte Arundiana nasce dopo la mia personale al Museo Provinciale di Potenza.
Molti visitatori ,infatti, meravigliati dalla particolarità della mia ricerca artistica , si espressero, unanimi, a favore di una esposizione permanente fissa,che permettesse a chiunque e in qualsiasi momento di visitarla.
Facendo ricorso alle mie risorse, ho creato un punto di riferimento fisso, dove, appassionati d'arte, scuole, associazioni culturali e turisti possano scoprire una nuova espressione artistica. Unica al mondo.
Per fare onore al luogo in cui è nata questa mia appassionante avventura artistica, mi è sembrato opportuno stabilire la casa-museo a Sant'Ilario, un piccolo borgo nel comune di Atella (PZ).
Nella Casa Museo è anche possibile visionare tutto il percorso culturale arcaico della Arundo con una raccolta di oggetti, utensili e giochi, che hanno accompagnato da secoli la vita dell'uomo.
Inoltre, sarà possibile anche ammirare le opere originali che hanno ispirato l'artista alla realizzazione delle “Arunde Lucane”, carte da gioco regionali della Basilicata. |
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